L'enciclopedia dell'intestino

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Indice

Batteri intestinali / Salute dell’intestino

I microrganismi sono esseri microscopici composti da singole cellule o aggregati cellulari. Questa categoria include batteri, archei, vari tipi di funghi come il lievito, alghe e protozoi. Nonostante i virus non siano formati da cellule vengono spesso considerati microrganismi per via delle loro dimensioni. Attualmente, la vita è classificata in tre gruppi principali: batteri, archei ed eucarioti. Gli archei e i batteri, privi di un nucleo cellulare definito, sono raggruppati sotto il termine procarioti.

Batteri

I batteri furono identificati per la prima volta nei corsi d’acqua e nella saliva umana nel 1676 da Antoni van Leeuwenhoek, grazie all’utilizzo di un microscopio costruito artigianalmente. Questi microorganismi unicellulari, con dimensioni che variano da 0,1 a 700 µm di diametro, si riproducono attraverso il processo di fissione, non hanno un nucleo cellulare ben definito e il materiale genetico libero nel citoplasma. La classificazione dei batteri può avvenire in base alla forma (ad esempio, a forma di bastoncino o sferica), al loro comportamento rispetto all’ossigeno (aerobici o anaerobici), al modo di locomozione e alla tassonomia. Presenti diffusamente nell’ambiente, solo una piccola parte dei batteri naturali può causare malattie nell’uomo, ossia i batteri patogeni. Al contrario, i batteri benefici, noti come commensali, colonizzano varie parti del corpo umano, incluso l’intestino, dove contribuiscono, tra le altre cose, ai processi digestivi.

Eucarioti

Gli eucarioti sono forme di vita che si distinguono per la presenza di un nucleo cellulare. Questa categoria include organismi unicellulari, alghe, piante, animali e l’uomo. Le cellule eucariotiche hanno generalmente un diametro compreso tra 10 e 30 µm, rendendole significativamente più grandi rispetto a quelle dei procarioti. Per garantire il corretto funzionamento dei processi cellulari è essenziale un maggiore livello di organizzazione, con una suddivisione dello spazio cellulare in compartimenti distinti e un adeguato trasporto tra di essi. Al fine di ottenere questa organizzazione più avanzata, le cellule eucariotiche si strutturano attraverso organuli cellulari, che svolgono funzioni analoghe agli organi nel corpo umano. Questa suddivisione in compartimenti consente un efficace coordinamento delle attività cellulari, contribuendo al funzionamento armonioso dell’organismo.

In ambito medico, un virus è una particella infettiva, composta da un filamento di materiale genetico, circondato da un involucro proteico. I virus sono estremamente piccoli, con dimensioni che oscillano tra i 20 e i 300 nm, rendendoli visibili solo attraverso il microscopio elettronico. A differenza dei batteri, i virus non sono dotati di una struttura cellulare propria, né possiedono un metabolismo o una capacità di produzione di energia. In sintesi, i virus non rientrano nella categoria degli organismi viventi.

I batteri che non necessitano di ossigeno molecolare per sopravvivere sono definiti anaerobi. Anche in questo caso si può fare una distinzione tra:

  • anaerobi obbligati: batteri che possono crescere solo in un ambiente privo di ossigeno, in quanto non lo tollerano;

  • anaerobi aerotolleranti: batteri che non richiedono ossigeno per sopravvivere, ma lo tollerano e possono quindi vivere in presenza di ossigeno;

  • anaerobi facoltativi: batteri che possono sopravvivere completamente in assenza di ossigeno, ma che se l’ossigeno è presente lo utilizzano.

=  Microrganismi con proprietà patogene.

All’interno della mucosa intestinale, le cellule adiacenti sono unite attraverso le “giunzioni strette” (in inglese “Tight Junction” ) che sigillano strettamente le cellule l’una con l’altra, prevenendo così il passaggio di sostanze estranee o agenti patogeni tra di loro. La “barriera intestinale” così formata costituisce un efficace scudo protettivo, impedendo alle sostanze estranee di entrare nell’organismo attraverso la cavità intestinale. In caso di sindrome dell’intestino irritabile, l’integrità della barriera intestinale si compromette, presentando “perdite” o “buchi” tra le cellule. Questo indebolimento delle connessioni cellulari facilita il passaggio di agenti patogeni e tossine attraverso l’intestino. Tale permeabilità può innescare una risposta immunitaria e dare origine ad un’irritazione.

Eubiosi è il termine usato per descrivere l’equilibrio dei microrganismi che vivono nel nostro intestino.

Il lume intestinale è lo spazio interno dell’intestino che normalmente è riempito dal chimo o dalle feci. Il lume intestinale può allargarsi o ridursi a seconda del movimento peristaltico dell’intestino.

Le cellule epiteliali costituiscono uno strato unicellulare fondamentale nella formazione della barriera intestinale. Il lato apicale, rivolto verso l’interno dell’intestino, è caratterizzato da un bordo a spazzola di microvilli. Queste microscopiche strutture, simili a setole, aumentano considerevolmente la superficie dell’intestino, estendendola a un’ampia area di circa 400-500 m².

La barriera intestinale è lo scudo protettivo dell’intestino che impedisce a sostanze nocive, come agenti patogeni o tossine di entrare nell’organismo attraverso l’intestino.

La barriera intestinale è composta da 3 strati:

  1. flora intestinale: questo strato all’interno dell’intestino è caratterizzato dalla presenza di batteri “benefici” che contribuiscono a mantenere un ambiente equilibrato, impedendo ai germi patogeni di moltiplicarsi;
  2. epitelio intestinale: ecco è composto da un singolo strato di cellule epiteliali. L’epitelio intestinale è fondamentale per la salute dell’intestino. Quando è intatto, ogni cellula epiteliale è saldamente connessa a quella vicina attraverso molecole proteiche note come proteine della giunzione stretta;
  3. sistema immunitario intestinale: questo strato racchiude le cellule immunitarie.

Le giunzioni strette rappresentano le connessioni tra le cellule epiteliali intestinali adiacenti, costituendo una barriera efficace per prevenire la diffusione di sostanze tra le cellule. Quando queste giunzioni strette si aprono o diventano permeabili, si crea una potenziale via di ingresso nel flusso sanguigno e nell’organismo per agenti patogeni, tossine e altre sostanze dannose .

Il muco prodotto dalla mucosa intestinale, noto semplicemente come muco, si posiziona sopra lo strato di cellule epiteliali. Questo muco svolge una funzione protettiva, creando uno strato che difende dalle potenziali influenze dannose provenienti dal lume intestinale. Inoltre, contribuisce ad aumentare la lubrificazione e a mantenere adeguatamente idratata la superficie della mucosa intestinale.

Si tratta di acidi grassi a catena corta (SCFA, dall’inglese Short-Chain Fatty Acids) che presentano un massimo di 6 atomi di carbonio. Nel contesto dell’intestino crasso, i batteri commensali svolgono un ruolo chiave nella produzione di SCFA, tra cui il butirrato, l’acetato e il propionato, a partire ad esempio dalla fermentazione di fibre alimentari.

I microrganismi dimostrano un’elevata adattabilità e capacità di moltiplicarsi velocemente. In particolari situazioni, il loro materiale genetico può subire spontanei cambiamenti o adattamenti, trasmissibili alle generazioni successive. Un esempio tangibile è la possibilità dei batteri di sviluppare resistenza agli antibiotici. In questo caso, l’antibiotico non è più in grado di uccidere o inibire la crescita dei batteri, perdendo quindi la sua efficacia.

Le principali ragioni alla base dello sviluppo della resistenza agli antibiotici includono l’impiego non mirato, l’eccessivo ricorso agli antibiotici e l’assunzione scorretta, come nel caso in cui la terapia antibiotica non venga portata a termine completamente.

Il termine “leaky gut” è un’espressione che si traduce letteralmente con “intestino permeabile”. Quando la barriera intestinale è integra, le singole cellule epiteliali dell’intestino sono saldamente collegate attraverso connessioni cellula-cellula, conosciute come “tight junctions”, formando così una barriera efficace contro agenti patogeni e sostanze nocive.

Nella sindrome dell’ “intestino permeabile” o “leaky gut”, le connessioni cellula-cellula si aprono, compromettendo la funzione di barriera e consentendo alle sostanze nocive di entrare nell’apparato circolatorio indisturbate. In risposta a questo passaggio non regolamentato, il sistema immunitario può reagire con processi infiammatori e allergici. Fattori come lo stress, un’alimentazione non salutare, le infezioni o l’uso frequente di antibiotici possono contribuire allo sviluppo della sindrome “leaky gut”.

La zonulina è una proteina che funge da marcatore per identificare una maggiore permeabilità intestinale, comunemente nota come “leaky gut”. La presenza di zonulina può essere rilevata sia nel sangue che nelle feci. Livelli elevati di zonulina indicano un incremento della permeabilità intestinale.

La calprotectina è considerata un marcatore dell’infiammazione della mucosa intestinale.  Nello specifco viene misurata la concentrazione di calprotectina nelle feci, la quale a sua volta è correlata al numero di granulociti, un tipo di globuli bianchi, presenti nell’intestino. Quando il livello di calprotectina è elevato, indica la presenza di un processo infiammatorio nell’intestino.

La quantità di alfa-1-antitripsina rilevata nelle feci rappresenta un indicatore dello stato attuale dell’infiammazione. Questa proteina (parte di una molecola proteica) forma un complesso reversibile con le cellule immunitarie infiammatorie attive, prevenendo così l’attacco ai tessuti sani circostanti durante il processo infiammatorio. Nei casi di colite ulcerosa o morbo di Crohn si osservano livelli particolarmente elevati di alfa-1-antitripsina.

Il Clostridium difficile è un batterio anaerobio, gram-positivo, a forma di bastoncino, dotato di endospore, appartenente al genere Clostridium sensu lato. Nelle persone in salute, il C. difficile costituisce un batterio intestinale innocuo. Tuttavia, quando vengono assunti antibiotici, le specie batteriche apparteneti alla flora intestinale sana vengono decimate e il C. difficile può proliferare indisturbato, producendo così tossine che possono scatenare una diarrea potenzialmente letale in pazienti già indeboliti. Il C. difficile rappresenta uno degli agenti patogeni più comuni negli ospedali.

Il Faecalibacterium prausnitzii è un batterio gram-negativo che costituisce circa il 5 % del totale dei batteri presenti nell’intestino umano, rendendolo uno dei rappresentanti più comuni tra i batteri intestinali anaerobi, ossia quelli che vivono in un ambiente privo di ossigeno. La sua rilevanza deriva dalla produzione di butirrato, un acido grasso a catena corta, che lo rende uno dei principali fornitori di energia per le cellule della mucosa intestinale. La presenza di F. prausnitzii nell’intestino è fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio e della salute dell’ecosistema intestinale.

Akkermansia muciniphila è un batterio gram-negativo, che opera in un ambiente strettamente anaerobico. Questo batterio è strettamente legato alla mucosa del colon e svolge un ruolo centrale nella produzione di muco estremamente viscoso. La sua attività contribuisce a rinforzare la barriera intestinale, creando appunto uno strato protettivo di muco. Ciò impedisce il passaggio di germi estranei e sostanze nocive attraverso la mucosa intestinale, evitando che essi penetrino nell’apparato circolatorio.

Le enterotossine sono sostanze tossiche prodotte da microrganismi che mirano a danneggiare l’intestino. Spesso sono responsabili di intossicazioni alimentari, scatenando un’infiammazione nella mucosa dello stomaco e dell’intestino tenue. Le enterotossine giocano un ruolo chiave nei sintomi associati a malattie come il colera, la diarrea del viaggiatore e la dissenteria batterica. La loro azione dannosa può causare disturbi gastrointestinali significativi, inclusi episodi di diarrea e altri sintomi associati a infezioni intestinali.

I lipopolisaccaridi (LPS) sono composti da polisaccaridi legati a lipidi. Questi componenti si trovano nelle pareti cellulari dei batteri gram-negativi e vengono rilasciati durante il processo di decomposizione batterica. Una volta rilasciati, il sistema immunitario li riconosce come antigeni, innescando una risposta immunitaria che può includere infiammazioni.

Quando la barriera intestinale non è intatta, diventando troppo permeabile, i lipopolisaccaridi possono entrare nel’apparato circolatorio. Questo fenomeno può avere effetti dannosi in varie parti del corpo, poiché i lipopolisaccaridi possono attivare una risposta infiammatoria sistemica, contribuendo a condizioni come infiammazioni croniche e altre patologie legate al sistema immunitario.

UFC/g = unità formanti colonie per grammo

CFU/g = colony forming units per gram

Questa unità di misura è comunemente utilizzata nei campioni di feci e nelle descrizioni di probiotici con rilevanza medica per indicare la quantità di batteri presenti.

Ad esempio, 5 x 109 ufc/g in relazione ai probiotici = ci sono 5 miliardi di batteri per grammo di contenuto in una bustina di probiotici.

Creare un ambiente favorevole alla sopravvivenza dei batteri commensali (= buoni). Questa ottimizzazione dell’ambiente può essere sostenuta e promossa dall’assunzione di batteri probiotici.

I probiotici sono microrganismi, vivi e attivi, che se assunti in quantità adeguate, offrono benefici a tutto l’organismo, in particolare agendo in modo positivo sulla flora intestinale. Inoltre, per essere considerati probiotici, questi batteri devono soddisfare alcuni requisiti specifici.

La prova dell’effetto benefico sulla salute è un requisito fondamentale per confermare l’efficacia di un probiotico. Questa prova può coinvolgere studi clinici o ricerche scientifiche che dimostrano il contributo positivo dei probiotici a specifici aspetti della salute umana, come miglioramenti nella digestione, rinforzo del sistema immunitario o gestione di disturbi gastrointestinali.

Integrando batteri intestinali probiotici vivi e attivi, si potenziano i batteri “buoni” dell’intestino. La loro assunzione insieme ad una dieta equilibrata, ad una attività fisica regolare e alla gestione dello stress, può promuovere l’equilibrio della flora intestinale.

I simbiotici rappresentano una sinergia tra prebiotici e probiotici. Data la molteplicità delle interazioni positive che i prebiotici e i probiotici hanno con la flora intestinale e le cellule immunitarie presenti nell’intestino, si consiglia di utilizzare questa combinazione di principi attivi. Comunemente, i simbiotici sono composti da uno o più ceppi batterici uniti a prebiotici, i quali agiscono come substrati protettivi e nutritivi per i batteri probiotici, durante il loro passaggio attraverso il tratto gastro-intestinale. Questa sinergia permette una colonizzazione ottimale nell’intestino, poiché i prebiotici proteggono i probiotici dagli acidi gastrici e biliari.

I prebiotici, i sali fisiologici e gli enzimi presenti in una bustina insieme ai batteri sono denominati “matrice”. La matrice ha lo scopo di sostenere i batteri durante la loro attivazione e di rinforzarli in vista del passaggio attraverso lo stomaco. 

Le tossine sono sostanze prodotte da organismi biologici, quali piante, funghi, animali, che provocano danni ad altri organismi, inclusi gli esseri umani, alterando le normali vie metaboliche fisiologiche.

Le tossine possono causare avvelenamenti acuti e cronici e altre malattie.

Prebiotici

Le fibre alimentari, i carboidrati non digeribili provenienti principalmente da fonti vegetali, rappresentano una risorsa essenziale per i batteri intestinali, fungendo da fonte di energia e contribuendo al mantenimento di una dieta sana. È importante distinguere tra fibre solubili e  non solubili. La fibra solubile, derivante principalmente da frutta e verdura, si espande nello stomaco e nell’intestino, generando una sensazione di sazietà e apportando benefici alla flora intestinale del colon. Dall’altra parte, la fibra non solubile, presente nei cereali e nei legumi, stimola l’attività muscolare intestinale, favorendo la peristalsi e contrastando la stitichezza.

I fruttoligosaccaridi (FOS), facenti parte della categoria dei fruttani, si trovano naturalmente nelle radici di cicoria, nel topinambur, in alcuni cereali, nei carciofi, nelle cipolle e nell’aglio. Poiché il il nostro organismo non disponome degli enzimi necessari per digerire i FOS, essi vengono considerati componenti alimentari non digeribili che possono essere metabolizzati esclusivamente dai batteri presenti nell’intestino crasso. I FOS rientrano nella categoria delle fibre alimentari.

La pectina, componente predominante delle pareti cellulari di piante e frutti, è una fibra idrosolubile e viscosa. Le sue proprietà igroscopiche e stabilizzanti vengono spesso associate al concetto di “perdita di peso”. La pectina ha infatti la caratteristica di “gonfiarsi nello stomaco” e di dare quindi un senso di sazietà, il quale, a sua volta, può contribuire a una riduzione dell’assunzione di cibo e, di conseguenza, alla perdita di peso.

A partire dagli anni ’50, i semi della pianta di guar sono stati trasformati in gomma di guar in India e Pakistan, diventando un noto additivo alimentare. Attualmente, la gomma di guar emerge come una delle fibre alimentari più promettenti sul mercato. La sua forma parzialmente idrolizzata è particolarmente apprezzata, presentando una polvere bianca che si dissolve completamente in acqua, senza alterare la sua consistenza. Inoltre, la gomma di guar è priva di sapore e questo permette di mescolarla con acqua, yogurt e zuppe. Nel tratto intestinale, la gomma di guar stimola la produzione di acidi grassi a catena corta, i quali favoriscono la crescita di lactobacilli e bifidobatteri, apportando quindi benefici alla salute del nostro organismo.

Il glucomannano viene estratto da un tubero noto come la radice di konjac, ed è stato a lungo impiegato nella medicina tradizionale cinese (MTC) per i suoi benefici sulla salute. Sebbene il glucomannano di Konjac contenga solo quantità limitate di proteine e vitamine, si distingue per la sua ricchezza di fibre, il che lo rendo un eccellente prebiotico e quindi il nutrimento ideale per i batteri benefici presenti nell’intestino. Infine, il glucomannano vanta la notevole capacità di legare l’acqua.

Termini generali

Gli enzimi sono molecole proteiche di dimensioni significative e svolgono un ruolo essenziale nelle reazioni dell’organismo. Funzionano come biocatalizzatori, regolando e accelerando le reazioni biochimiche senza subire alcuna alterazione permanente. La presenza di enzimi è diffusa in tutte le cellule del nostro corpo e rappresenta una componente fondamentale per il corretto funzionamento di tutte le attività dell’organismo.

Per progressione si intende l’avanzamento di una malattia (= decorso della malattia) o il deterioramento dello stato di salute.

Il reticolo endoplasmatico (RE) è un organello cellulare presente nelle cellule eucariote, che si sviluppa come una rete di strutture tubulari e labirintiche all’interno del citoplasma.

Endo = interno; plasmatico = plasma cellulare/citoplasma; reticolo = rete

Nella cellula, l’ER svolge principalmente compiti di sintesi e immagazzinamento.

La comorbilità si riferisce alla presenza simultanea di due o più condizioni mediche distinte in un individuo.

Il placebo viene impiegato come elemento di controllo negli studi clinici. È fondamentale che il placebo sia formulato con la stessa modalità di dosaggio del farmaco oggetto dello studio, ma a differenza di quest’ultimo, non contiene alcun principio attivo.

Il termine “randomizzato” fa riferimento alla natura di uno studio clinico. Nello specifico indica la suddivisione casuale dei partecipanti alla studio in gruppi diversi, allo scopo di garantire una distribuzione equa e imparziale delle variabili tra i diversi gruppi di studio.

Il termine “doppio cieco” o “cieco” si riferisce al tipo di studio clinico. In uno studio in doppio cieco, né gli specialisti coinvolti né i partecipanti sanno quale soggetto appartiene al gruppo sperimentale e quale al gruppo di controllo.

Uno studio osservazionale è uno studio non interventistico nel campo della ricerca medica e viene effettuato per raccogliere conoscenze su un prodotto già presente sul mercato.

Sistema immunitario

Il sistema immunitario costituisce il sistema di difesa biologico dell’organismo e il suo compito è quello di annientare i microrganismi, le sostanze estranee e le cellule anomale che si sono introdotte nel nostro organismo.

Una malattia autoimmune rappresenta un malfunzionamento del sistema immunitario, il quale erroneamente attacca le strutture sane dell’organismo, comprese cellule e organi. Ciò può condurre a un’ampia gamma di malattie, come le malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Crohn, colite ulcerosa), il diabete di tipo 1, la sclerosi multipla, e così via. Spesso, tali patologie, non contagiose, derivano da una predisposizione genetica, anche se le cause esatte non sono ancora completamente chiare.

Le cellule dendritiche sono parte del sistema immunitario e derivano dai monociti, un sottotipo di globuli bianchi. Queste cellule sono presenti in quasi tutti i tessuti dell’organismo, ma sono particolarmente diffuse nel tratto gastro-intestinale, nei polmoni e nelle mucose. 

Gli antigeni sono sostanze che il sistema immunitario identifica come estranee e appena entra in contatto con esse produce anticorpi per contrastarle. Tra gli antigeni comuni figurano le proteine sulla superficie dei batteri, ma anche tossine, virus o cellule del sangue estranee possono svolgere il ruolo di antigeni, scatenando la risposta immunitaria.

Le immunoglobuline, comunemente note come anticorpi, sono proteine appartenenti alla famiglia delle globuline. Esse vengono generate come risposta a sostanze estranee, chiamate antigeni e costituiscono una componente essenziale del sistema immunitario. La loro funzione principale è quella di combattere gli agenti patogeni e altre sostanze nocive. In campo medico, gli anticorpi trovano impiego principalmente attraverso vaccinazioni, contribuendo così a prevenire diverse malattie.

I macrofagi sono cellule mononucleate di dimensioni considerevoli appartenenti al sistema immunitario e appartengono alla categoria dei globuli bianchi, noti come fagociti. In caso di risposta immunitaria innata, svolgono un ruolo centrale nell’annientamento di agenti patogeni come batteri, virus e tossine che invadono l’organismo.

La formazione dei macrofagi ha inizio nel midollo osseo, dove le cellule precursori, conosciute come monociti, si sviluppano a partire dalle cellule staminali. Una volta presenti nell’apparato circolatorio, i monociti subiscono differenziazione in macrofagi grazie all’interazione con citochine specifiche. I macrofagi completamente maturi hanno una durata di vita che varia tra 30 e 90 giorni.

Le citochine sono mediatori che si formano durante la reazione del sistema immunitario. Esse svolgono un ruolo chiave nell’attivazione e nella differenziazione delle cellule di difesa del sistema immunitario. Un esempio significativo è la capacità delle citochine di guidare la differenziazione dei monociti, trasformandoli in macrofagi attivi, comunemente noti come ” spazzini del corpo umano”.

La fagocitosi rappresenta il processo di ingestione, o “mangiare”, di particelle di dimensioni ridotte da parte di alcune cellule del sistema immunitario. Questa capacità è caratteristica di cellule come i macrofagi, i granulociti e le cellule dendritiche.

Come parte integrante del sistema immunitario, i macrofagi svolgono la funzione di “divorare” gli agenti patogeni che invadono l’organismo. Tuttavia, i fagociti non si limitano solo a questo ruolo; essi partecipano anche al processo di fagocitosi delle cellule dell’organismo stesso che sono state indotte all’apoptosi a causa di difetti cellulari irreversibili. In questo modo, i fagociti contribuiscono all’eliminazione delle cellule danneggiate o vecchie per mantenere l’integrità e la salute del sistema.

L’apoptosi rappresenta il processo di morte cellulare autoindotta nelle cellule eucariotiche. Questa forma di morte cellulare controllata svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel corretto funzionamento dell’organismo. L’apoptosi è essenziale poiché contribuisce all’eliminazione delle cellule degenerate o potenzialmente dannose e regola il numero di cellule presente in un tessuto, influenzando così le dimensioni e l’omeostasi tissutale.

La neopterina è una sostanza messaggera prodotta dalle cellule del proprio organismo, in particolare dai macrofagi. La presenza di neopterina funge da indicatore dell’attivazione del sistema di difesa cellulare, suggerendo che nell’organismo è in corso un processo patologico.

I trigliceridi appartengono al gruppo dei grassi alimentari e sono tra le riserve energetiche più importanti dell’organismo. I trigliceridi presenti nel sangue derivano dal metabolismo degli alimenti e dei grassi e vengono misurati in campo medico quando si effettua un’analisi del sangue. Livelli elevati di trigliceridi possono indicare un disturbo lipometabolico o malattie come l’ipotiroidismo. Soprattutto in combinazione con un livello elevato di colesterolo, i livelli elevati di trigliceridi rappresentano un fattore di rischio cardiovascolare.

L’adiponectina è un ormone tissutale rilasciato dalle cellule adipose, conosciute come adipociti, e si presenta in diverse forme. Ognuna di queste forme ha effetti differenziati sul metabolismo dei lipidi e del glucosio. La disregolazione di questo ormone sembra giocare un ruolo significativo nello sviluppo della sindrome metabolica.

L’interleuchina-6 (IL-6) è una delle interleuchine che svolgono un ruolo nella regolazione dei processi infiammatori nell’organismo. Questo marcatore infiammatorio è rilasciato direttamente dove ha luogo l’infiammazione dai globuli bianchi, contribuendo così alla modulazione della risposta infiammatoria.

L’interleuchina-10 è una citochina appartenente alla famiglia delle interleuchine. Caratterizzata da un effetto immunomodulatore, svolge un ruolo cruciale nel limitare e inibire i processi infiammatori nell’organismo umano.

L’IL-10 ha un effetto antinfiammatorio.

Le cellule immunitarie sono componenti essenziali coinvolte nelle reazioni immunitarie. Esse nascono principalmente dalle cellule staminali del sangue e possono essere suddivise in due gruppi principali: cellule della risposta immunitaria innata e cellule della risposta immunitaria acquisita. Dopo la loro formazione nel midollo osseo, queste cellule circolano nel sangue e successivamente migrano nei tessuti, assumendo un ruolo di sorveglianti e differenziandosi in vari sottotipi per adattarsi alle esigenze specifiche dell’organismo.

I leucociti, comunemente noti come globuli bianchi, costituiscono una famiglia eterogenea di cellule del sangue con diverse funzioni nel sistema immunitario umano. Essi possono essere suddivisi in tre gruppi principali: granulociti, linfociti e monociti.

I granulociti rappresentano la maggior parte dei globuli bianchi e sono una componente essenziale della risposta immunitaria cellulare. Queste cellule possono essere attivate e impegnate nell’attacco agli agenti patogeni al fine di neutralizzarli. In particolare, in caso di infezioni, avvelenamenti e allergie si verifica un aumento del numero di granulociti presenti, evidenziando il loro ruolo centrale nelle reazioni di difesa dell’organismo contro potenziali minacce.

I linfociti sono un sottogruppo di globuli bianchi. Il loro compito principale è la difesa mirata contro agenti infettivi e cellule endogene alterate, come le cellule tumorali.

I monociti appartengono al gruppo dei leucociti e circolano nel sangue. Non appena lasciano il sangue e migrano nei tessuti, si trasformano in macrofagi, i cosiddetti fagociti.

Tratto gastrointestinale

Il cibo arriva nello stomaco dove viene immagazzinato, mescolato e ulteriormente digerito dall’azione dei succhi gastrici, i quali contengono enzimi adibiti alla sua decomposizione. I succhi gastrici vengono a loro volta prodotti dalle ghiandole presenti nella mucosa gastrica. La mucosa gastrica protegge lo stomaco dall’azione corrosiva degli acidi. Questa sottile pellicola funge da scudo, proteggendo lo stomaco dall’azione aggressiva dei succhi gastrici e, di conseguenza, evita che si “autodigerisca”. Diversi fattori come lo stress, l’assunzione di farmaci, l’abuso di alcol, ecc., possono compromettere questo strato protettivo o provocare un’eccessiva produzione di acidi gastrici. Una possibile conseguenza di tali situazioni è la gastrite, un’infiammazione della mucosa gastrica che può insorgere improvvisamente e risolversi rapidamente oppure manifestarsi gradualmente, provocando disturbi a lungo termine. La gastrite acuta, che si sviluppa in modo improvviso, può essere causata da diversi fattori, tra cui il consumo eccessivo di nicotina e alcol, l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e situazioni di stress o shock.  La gastrite acuta si manifesta attraverso forti dolori nella parte superiore dell’addome, perdita di appetito, vomito e senso di sazietà. La gastrite cronica può essere classificata in tre gruppi a seconda delle cause.

Gastrite di tipo A

La gastrite di tipo A, conosciuta anche come gastrite cronica autoimmune, costituisce circa il 5 % di tutte le gastriti croniche. In questa variante, le cellule parietali, responsabili della produzione di acido gastrico, vengono attaccate, determinando una riduzione nella secrezione di acido gastrico.

Gastrite di tipo B

Circa l’80 % di tutti i casi di gastrite cronica rientrano nella categoria di tipo B. Questa forma è generalmente causata dal batterio Helicobacter pylori, il quale può essere trasmesso attraverso la saliva e le feci. Questo patogeno è capace di sopravvivere per un breve periodo nell’ambiente acido dello stomaco e di attaccarsi alle cellule della mucosa, dove predomina un ambiente quasi neutro.

Gastrite di tipo C

Il 15 % circa di tutti i casi di gastrite cronica rientra nella categoria di tipo C ed è causato da irritazioni chimiche, spesso derivanti dall’uso di farmaci come gli antidolorifici che possono influire in modo negativo sullo stomaco.

Gastrite di tipo A

La gastrite di tipo A, conosciuta anche come gastrite cronica autoimmune, costituisce circa il 5 % di tutti i casi di gastrite cronica. In questa variante, le cellule parietali, che sono responsabili della produzione di acido gastrico, vengono attaccate, causando di conseguenza una ridotta secrezione di acido gastrico.

Gastrite di tipo B

Circa l’80 % di tutti i casi di gastrite cronica rientrano nella categoria di tipo B. Questa forma è comunemente causata dal batterio Helicobacter pylori, il quale può essere trasmesso attraverso la saliva e le feci. Questo germe patogeno è in grado di sopravvivere per un breve periodo nell’ambiente acido dello stomaco e di aderire alle cellule della mucosa, dove prevale un ambiente quasi neutro.

Gastrite di tipo C

Il 15 % circa di tutte le gastriti croniche rientra nella categoria di tipo C ed è causato da irritazioni chimiche, spesso derivanti dall’uso di farmaci come gli antidolorifici, che possono influenzare negativamente la mucosa gastrica.

Il colon, comunemente noto come intestino crasso, è una porzione dell’intestino crasso situata tra l’appendice e il retto. Questa parte dell’apparato digerente si sviluppa intorno all’intestino tenue e si suddivide in tre sezioni distintive:

  • una parte ascendente: colon ascendente
  • una parte orizzontale: colon trasverso
  • una parte discendente: colon discendente

La diverticolite è una malattia dell’intestino crasso in cui si formano piccole protrusioni sacciformi della mucosa del colon, note come diverticoli. I diverticoli si verificano più frequentemente nelle persone anziane e di solito sono innocui e non causano alcun disagio. Tuttavia, se questi diverticoli si infiammano, si parla di diverticolite.

SIBO = small intestinal bacterial overgrowth

La SIBO, o sovracrescita batterica nell’intestino tenue, rappresenta un’eccessiva presenza di batteri in questa sezione specifica del tratto gastrointestinale. Normalmente, l’intestino tenue è poco colonizzato dai batteri, poiché la maggior parte di essi si trova nell’intestino crasso. Le due regioni sono separate dalla valvola ileocecale, che si apre soltanto in direzione dell’intestino crasso. Questo meccanismo impedisce ai batteri del colon di risalire nell’intestino tenue, mantenendo la loro distribuzione equilibrata all’interno del tratto digestivo.

Nel caso della SIBO, la presenza eccessiva di batteri nell’intestino tenue può essere causata da diversi fattori, tra cui malattie infiammatorie croniche dell’intestino, difetti nella valvola ileocecale, intolleranze alimentari, uso di antibiotici, e altro ancora. Di conseguenza, i batteri presenti nell’intestino tenue si nutrono di residui alimentari non assorbiti, fermentano i carboidrati e generano gas. Questo processo può portare a sintomi come flatulenza, eruttazioni, nausea, diarrea e/o costipazione.

Asse fegato-intestino

La cirrosi epatica rappresenta lo stadio finale del danneggiamento epatico, nello specificio il tessuto epatico si trasforma gradualmente in tessuto connettivo. Questo comporta la perdita delle normali funzioni metaboliche e di disintossicazione del fegato. Di conseguenza, si instaura un’insufficienza epatica cronica. La cirrosi si sviluppa solitamente nel corso di anni o decenni. In Europa, le cause più comuni includono l’abuso di alcol, la malattia del fegato grasso non alcolica e l’infiammazione virale cronica del fegato, come le epatiti B e C.

La progressione ulteriore del danno epatico può spesso essere prevenuta riconoscendo e trattando precocemente la malattia di base, come nel caso dell’abuso di alcol.

Scopri di più sull’asse fegato-intestino

Il fegato grasso è caratterizzato da un accumulo eccessivo di grasso nelle cellule epatiche. Questa condizione rappresenta una delle malattie croniche del fegato più diffuse ed è spesso causata da una combinazione di fattori come scarsa attività fisica, eccessivo consumo di cibo e abuso di alcol. Eliminando l’alcol e adottando una dieta sana e a basso contenuto di grassi, il fegato grasso può regredire nel giro di pochi mesi. Tuttavia, se non trattato, il fegato grasso può evolvere causando danni epatici più gravi come infiammazione del fegato grasso, cirrosi epatica o insufficienza epatica. 

Gli epatociti sono le cellule maggiormente presenti nel fegato, caratterizzate da una dimensione di circa 20-30 µm. Esse rappresentano circa l’80 % del volume totale del fegato. Queste cellule metabolicamente attive sono dotate di un reticolo endoplasmatico molto sviluppato, di un apparato di Golgi ben strutturato e di e una concentrazione elevata di mitocondri,  la loro intensa attività metabolica.

Stress

Lo stress ossidativo rappresenta uno squilibrio tra i processi ossidativi e quelli antiossidativi nell’organismo. Dato che il nostro corpo è continuamente esposto ai radicali liberi, noti anche come ossidanti, un sistema di difesa antiossidante ben sviluppato è di vitale importanza. Questo sistema di protezione include i “antiossidanti” presenti nelle vitamine C ed E, insieme a oligoelementi come zinco, selenio, manganese e rame. Questi composti agiscono per neutralizzare i radicali liberi e ridurre il potenziale dannoso dello stress ossidativo nel corpo.

 

= Le forme nocive di ossigeno, spesso chiamate radicali liberi, giocano un ruolo significativo nello stress ossidativo. Questi composti dell’ossigeno sono altamente reattivi e chimicamente aggressivi.

Il triptofano è un aminoacido essenziale che il nostro organismo non può sintetizzare autonomamente e deve assumere attraverso l’alimentazione. Tra gli alimenti ricchi di triptofano sono da menzionare anacardi, farina d’avena, latte e riso. Il triptofano svolge un ruolo significativo per il nostro organismo, poiché è un precursore della serotonina, un neurotrasmettitore che influisce sull’umore, sul sonno e sul comportamento.

Gli antiossidanti proteggono il nostro organismo dalle influenze esterne negative. Intercettano le sostanze ossidative, i cosiddetti radicali liberi, prima che danneggino le nostre cellule. I radicali liberi sono prodotti dallo stress, dall’attività fisica eccessiva, ma anche dalle radiazioni dei telefoni cellulari e dei computer. Gli antiossidanti naturali sono le vitamine C ed E, il selenio e i carotenoidi.

La L-Glutammina appartiene al gruppo degli aminoacidi non essenziali, in quanto il nostro organismo è in grado di produrre da solo questo aminoacido.

Durante i periodi di stress, il corpo necessita di più glutammina, poichè essa è maggiormente presente negli organi principalmente colpiti dallo stress. La L-glutammina, in particolare, è ampiamente presente nelle mucose, compresa quella intestinale, e rappresenta un metabolita essenziale nei processi metabolici di tutti gli organismi viventi.

Salute della donna

 la vaginosi batterica è un’alterazione del naturale equilibrio dei batteri. Se la flora vaginale è alterata, ovvero il suo pH non è acido, gli agenti patogeni possono insediarsi e riprodursi. Questo eccesso di germi potenzialmente dannosi, come la Gardnerella vaginalis, il principale agente patogeno della vaginosi batterica, causa l’eliminazione dei batteri lattici, lasciando così spazio d’azione agli agenti patogeni.

 

Scopri di più sulla flora vaginale

La micosi vaginale, comunemente conosciuta come “fungo vaginale”, è un’infezione fungina che colpisce l’area vaginale. L’agente patogeno più diffuso associato alla micosi vaginale è la Candida albicans, responsabile dell’80 % dei casi.

Scopri di più sulla flora vaginale

La disuria è caratterizzata da difficoltà e dolore durante lo svuotamento della vescica. Quando non trattata o non completamente curata, la disuria ha il potenziale di evolvere in una condizione cronica.

La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è uno dei disturbi metabolici più diffusi tra le giovani donne. Le persone affette da PCOS solitamente manifestano disturbi del ciclo mestruale, intensi crampi durante le mestruazioni, aumento dei livelli degli ormoni sessuali maschili (androgeni), problematiche legate al sonno, alterazioni del peso corporeo, ovaie ingrossate contenenti numerosi follicoli e  tra gli altri sintomi una riduzione della fertilità.

Il trattamento della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è principalmente orientato a gestire i sintomi che causano il maggior disagio alla paziente. L’obiettivo del trattamento è duplice: alleviare i sintomi acuti e prevenire eventuali complicazioni a lungo termine, come il diabete mellito di tipo II, la sindrome metabolica e il cancro alla cervice.

Si tratta di una malattia cronica che porta a significativi cambiamenti nel corpo delle donne. Normalmente, durante il ciclo mestruale, si sviluppa una membrana mucosa chiamata endometrio all’interno dell’utero, che viene poi espulsa. Tuttavia, nell’endometriosi, questa membrana mucosa cresce al di fuori della cavità uterina, spesso nella piccola pelvi, causando aderenze, dolore e, in alcuni casi, infertilità. Questo tessuto simile a una membrana mucosa, influenzato dagli ormoni sessuali femminili, si comporta all’esterno dell’utero come farebbe all’interno, crescendo e sanguinando.

Diabete e sindrome metabolica

I trigliceridi, fanno parte dei grassi alimentari e costituiscono una delle riserve energetiche fondamentali dell’organismo. La presenza di trigliceridi nel sangue è il risultato del metabolismo degli alimenti e dei grassi e viene constatata grazie alle analisi del sangue. Elevati livelli di trigliceridi possono essere segnale di disturbi del metabolismo lipidico o di condizioni come l’ipotiroidismo. L’associazione tra livelli elevati di trigliceridi e alti livelli di colesterolo rappresenta un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari.

L’adiponectina, ormone tissutale rilasciato dalle cellule adipose (adipociti), può assumere diverse forme ed avere impatti diversi sul metabolismo dei lipidi e del glucosio. In particolare, la presenza di adiponectina contribuisce ad incrementare la sensibilità del tessuto bersaglio all’insulina. L’alterazione di questo ormone sembra svolgere un ruolo significativo in merito alla sindrome metabolica.

L’insulina è un ormone peptidico che regola l’assorbimento del glucosio nelle cellule del nostro organismo. Se il livello di glucosio nel sangue aumenta, il pancreas produce una maggiore quantità di insulina, che viene rilasciata nel sangue e permettendo quindi di abbassare il livello di glucosio nel sangue.

L’insulino-resistenza si manifesta quando i livelli di insulina e di glucosio nel sangue aumentano contemporanemente. Nonostante la presenza di una quantità adeguata di insulina per facilitare il trasporto del glucosio dalle cellule al sangue, l’effetto dell’insulina risulta insufficiente.

In sintesi, l’insulino-resistenza si caratterizza per una ridotta efficacia dell’insulina sull’organo bersaglio.

La sindrome metabolica è un termine che indica la presenza in contemporanea di diversi sintomi o condizioni cliniche:

  • obesità grave con deposito di grasso addominale;
  • disturbo del metabolismo dei grassi;
  • pressione sanguigna elevata;
  • elevato livello di zucchero nel sangue (metabolismo degli zuccheri alterato sotto forma di resistenza all’insulina).

 

La sindrome metabolica rappresenta un significativo fattore di rischio per le malattie dei vasi sanguigni, in particolare quelli coronarici. Pertanto, chi presenta questa sindrome viene considerato un paziente ad alto rischio per le malattie cardiovascolari.

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